La ritornata di Londra, Venezia, Geremia, 1756

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 La CONTESSA, il MARCHESE ed il BARONE
 
 la Contessa
 Tutto, tutto capisco;
1135maraviglio, stupisco
 che cavalieri, come voi gentili,
 si perdan dietro a femmine incivili.
 Marchese
 Questa è la prima volta
 che il mio cor da una donna acceso fu
1140e certamente non mi accendo più.
 Barone
 Faccio un’egual protesta.
 Anche per me l’ultima volta è questa.
 la Contessa
 Per un sì tristo esempio,
 della donna pensar mal non conviene.
1145Quando il merta, si dee volerle bene.
 Io son libera ancora,
 non mi piacque gran cosa il far l’amore;
 ma niun si può doler di questo core.
 Marchese
 Se degnaste signora
1150forse mi esibirei...
 Barone
 Per voi forse ad amar ritornerei.
 Marchese
 Ma questa poi, barone,
 voler per tutto ove son io cacciarvi...
 Stanco è lo sdegno mio di tollerarvi.
 Barone
1155Compatitemi, amico, io son così;
 quando vedo una donna,
 sia signora o plebea, sia brutta o bella,
 mi sento ardere il seno
 e son costretto a vezzeggiarla almeno.
 
1160   Suonar voglio il tamburo,
 vuo’ batter la raccolta
 e tutte una alla volta
 le donne han da venir.
 
    Mi voglio divertir;
1165ma voglio seguitar
 l’usanza militar
 e come fa il cornetta
 al tocco di trombetta
 le femmine lasciar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 La CONTESSA, il MARCHESE, poi il CONTE
 
 Marchese
1170Il barone è indiscreto,
 è volubile amante,
 io son più nell’amar fido e costante.
 la Contessa
 Infatti a dir il vero
 non merta un cavaliero come voi
1175così male impiegar gli affetti suoi.
 Marchese
 Se la fortuna amica,
 che conoscer mi fe’ sì nobil dama,
 volesse alla mia brama esser seconda...
 la Contessa
 Che volete, signor, che vi risponda?
 Conte
1180Che si fa qui signora?
 E chi è quel forestiere?
 Marchese
 Io sono un cavaliere
 che il suo cuore ha donato a questa bella.
 Conte
 Lo sapete, signor, ch’è mia sorella?
 Marchese
1185Vi domando perdono,
 libero il campo e servitor vi sono.
 
    Per donna non voglio
 né pena né imbroglio.
 Mi piace la pace,
1190vo’ libero il cor.
 Vi bacio la mano. (Alla contessa)
 Vi son servitor. (Al conte)
 
    Fratello gentile,
 sorella graziosa
1195di farvi la sposa
 si vede l’ardor.
 Miratela in viso
 che crepa d’amor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 Il CONTE e la CONTESSA
 
 Conte
 Orsù già vi ho capito.
1200Si cercherà un partito,
 per vedervi alla fin ben collocata,
 ma intanto vuo’ che stiate ritirata.
 la Contessa
 E voi, che fate caso
 delle picciole cose,
1205vi divertite colle virtuose.
 Conte
 Madama se ne va; non vuo’ soffrire
 che celi nel mio tetto
 col nome di fratello il suo diletto.
 la Contessa
 Vostro danno; si bada
1210pria d’alloggiar in casa le persone.
 Conte
 E voi con più ragione
 regolate gli affetti in avvenire
 o, vel protesto, vi farò pentire.
 
    No, tollerar non voglio
1215vedervi a delirar.
 Frenate quell’orgoglio.
 È vano il minacciar.
 
    Ad un german rispetto.
 Si desta il mio dispetto.
1220Ah sento dal furore
 il core ad agitar. (Partono)
 
 SCENA IV
 
 MADAMA PETRONILLA e GIACINTA
 
 Madama
 Tant’è, voglio andar via,
 tutta la roba mia sia pronta e lesta.
 Giacinta
 Signora sì. (Ma una gran vita è questa).
 Madama
1225Voglio andar a Bologna.
 Giacinta
                                              E perché mai
 non aspettar domani?
 Madama
                                           Vuo’ partire
 subito, in questo giorno. Ho già ordinato
 la carrozza, i cavalli e quanto occorre.
 L’impegno vuol così.
 Giacinta
1230E Carpofero vien?
 Madama
                                    Lo lascio qui.
 Giacinta
 Povero disgraziato!
 Madama
 Suo danno; mi ha stancato
 colla sua gelosia. Campanellino
 vada altrove a cercar miglior destino.
 Giacinta
1235E avrete core in petto
 di lasciarlo capace?
 Madama
                                      A dir il vero
 l’amo, non so negarlo.
 Ma voglio per sua pena abbandonarlo.
 Giacinta
 Non so che dire. Avete,
1240compatitemi, un cuor crudo nel petto.
 Mi muove a compassione il poveretto.
 
    Anch’io son coll’amante
 sdegnosa come voi
 ma abbandonarlo poi
1245non ho sì crudo il cor.
 
    Quando lo vedo piangere
 non posso più resistere
 se mi domanda amor. (Parte)
 
 SCENA V
 
 MADAMA, poi CARPOFERO
 
 Madama
 Anche nel petto mio l’amor contrasta
1250ma non son poi sì tenera di pasta.
 Ho detto non volerlo
 fin che geloso il veggio
 e il briccone con me fa sempre il peggio.
 Eccolo ch’egli viene,
1255s’inganna affé s’egli mi crede stolta,
 non l’accomoda più, no, questa volta.
 Carpofero
 Madama riverita,
 devo farle un inchino,
 per parte del signor Campanellino.
 Madama
1260Riporti al virtuoso
 un inchino, signor, per parte mia;
 e gli dica che or ora io vado via.
 Carpofero
 Egli averà il vantaggio
 di servirla per viaggio.
 Madama
                                            Oh questo no.
1265Sola me ne anderò
 dove andare la sorte mi destini
 ch’io bisogno non ho di canarini.
 Carpofero
 Voi scherzate.
 Madama
                             Ho ordinati
 i cavalli alla posta.
 Carpofero
                                    Ed io meschino?
 Madama
1270Voi resterete col Campanellino.
 Carpofero
 Possibile che siate
 così cruda con me?
 Madama
                                      Son sì pietosa
 del mio caro fratel, grato e sincero,
 che vorrei foste musico davvero.
 Carpofero
1275Perdonatemi, o cara; alfin l’ho fatto
 per eccesso d’amor.
 Madama
                                       Fu un’insolenza.
 Meco più non vi voglio.
 Carpofero
                                             No? Pazienza. (Piange)
 Madama
 (Piange quel disgraziato e si dispera).
 Carpofero
 Sì, voglio andarmi a vendere in galera.
 Madama
1280(È capace di farlo).
 Carpofero
                                      Traditora,
 del povero cor mio...
 Basta... Sì morirò... Pazienza... Addio.
 Madama
 Fermatevi.
 Carpofero
                        Volete
 vedermi cascar morto?
 Madama
1285Fare a me un simil torto?
 Carpofero
                                                 Son pentito.
 Madama
 Sarei, se vi credessi,
 debole troppo e stolta;
 vi pentiste così più d’una volta.
 Carpofero
 Giuro e se il giuramento io faccio invano,
1290possa per sempre diventar soprano.
 Madama
 Dal capo non potete
 trarvi la gelosia.
 Carpofero
                                Ve lo prometto,
 abborrisco, detesto il mio difetto.
 
    Se mai più sarò geloso,
1295mi punisca il dolce nume
 che del vino è protettor.
 
 Madama
 
    Se più turbi il mio riposo,
 se ritorni al tuo costume
 vuo’ strapparti in seno il cor.
 
 a due
 
1300   Ah crudel! Non ingannarmi,
 sento il core palpitarmi,
 oh che pena! Oh che dolor!
 
 Madama
 
    Che dirai se mi vedrai
 a girar per la città,
1305con due bei cicisbei,
 l’un di qua, l’altro di là?
 
 Carpofero
 
    Soffrirò, tacerò.
 Gelosia più non avrò.
 
 Madama
 
    Se regali mi daranno?
 
 Carpofero
 
1310Ti prometto non parlar.
 
 Madama
 
    Se la man mi bacieranno?
 
 Carpofero
 
 Si potrebbe risparmiar?
 
 Madama
 
 Sei geloso?
 
 Carpofero
 
                        Oibò, oibò.
 
    Che venghino, che donino,
1315che faccino, che brighino
 ch’io più non parlerò.
 
 Madama
 
    Così mi piaci.
 
 Carpofero
 
 Così va bene.
 
 a due
 
 Soffrir conviene
1320chi vuol goder.
 
 Carpofero
 
    Sarò marito?
 
 Madama
 
 Sei tu pentito?
 
 Carpofero
 
 Sì che lo sono, lo dico di cor.
 
 Madama
 
 Sì che ti sposo, carino d’amor.
 
 a due
 
1325   Viva la pace, viva il contento,
 più non mi sento l’affanno nel cor. (Partono)
 
 SCENA VI
 
 Piazza come nella scena prima dell’atto primo col carrozzino di madama, eccetera.
 
 Il MARCHESE ed il BARONE
 
 Marchese
 Sì sì, partir conviene e darsi pace.
 Barone
 Quello che mi dispiace
 è che qui siam venuti
1330in buona compagnia
 e soli ci convien ritornar via.
 Marchese
 Ecco lì la carrozza
 con cui venuti siamo.
 Barone
 Madama a quel ch’io vedo
1335vuol partire ancor essa.
 Marchese
 Eccola per l’appunto, ella s’appressa.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Dalla casa del conte escono MADAMA PETRONILLA da viaggio, CARPOFERO, GIACINTA e tutto il seguito di madama col bagaglio, eccetera
 
 Madama, Carpofero, Giacinta a tre
 
    Fu breve il soggiorno
 di questa città.
 Di Londra il ritorno
1340più presto si fa.
 
 Marchese, Barone a due
 
 Madama sen va.
 
    Se si potesse...
 Se ci volesse...
 Tentiamo; chi sa?
 
 Madama, Carpofero, Giacinta a tre
 
1345   Presto cocchieri,
 presto staffieri,
 legate, attaccate,
 che tosto si va.
 
 Marchese, Barone a due
 
    Buon viaggio signori,
1350gli usati favori
 si ponno sperar?
 
 Madama
 
    A vostro bell’agio
 potete montar.
 
 Marchese, Barone a due
 
    Che dice il fratello?
 
 Madama, Giacinta a due
 
1355Fratello non è.
 
 Carpofero
 
    Io sono lo sposo.
 
 Madama, Giacinta a due
 
 Non è più geloso.
 
 Madama
 
 Venite con me.
 
 Marchese, Barone
 
    S’accetta il favore.
 
 Carpofero
 
1360(Pazienza mio core).
 
 tutti
 
 Mai più del passato
 non si ha da parlar.
 
    Si accomodi, andiamo;
 si serva, mi scusi, (Facendo le solite cerimonie)
1365lasciamo gli abusi
 ch’è tempo d’andar.
 
    Con vera letizia,
 con buona amicizia
 torniamo a viaggiar. (S’incaminano verso la carrozza)
 
 Il fine del dramma giocoso